Blog

Ultimi Commenti

La valutazione delle competenze genitoriali nelle CTU. Modelli teorici a confronto

valutazione competenze genitoriali
Psicologia Giuridica

La valutazione delle competenze genitoriali nelle CTU. Modelli teorici a confronto

Sonia Ruggieri

Psicologa ad indirizzo clinico, psicoterapeuta sistemico relazionale e terapeuta EMDR, specialista in Psicologia giuridica e forense, professionista della Rete di Psicologia in Tribunale.

La valutazione specialistica delle competenze genitoriali, richiesta al Consulente Tecnico di Ufficio,  in qualità di ausiliario del giudice, nei procedimenti di affidamento, collocamento e diritto di visita del minore nell’ambito civile, è una complessa attività di diagnosi, che deve tener conto di diversi parametri e che si colloca in un’area di ricerca multidisciplinare, che valorizza i contributi della psicologia clinica e dello sviluppo, della neuropsichiatria infantile, della psicologia della famiglia, della psicologia sociale, della psicologia giuridica e della psichiatria forense.

I criteri per la valutazione della capacità genitoriale riguardano parametri individuali e relazionali relativi ai concetti di parenting e di funzione genitoriale, trattati ampiamente nella letteratura nazionale e internazionale, i quali comprendono lo studio delle abilità cognitive, emotive e relazionali caratterizzanti un genitore competente.

Per quanto attiene le capacità genitoriali è necessario fare una premessa di ordine teorico: la funzione genitoriale è una funzione complessa che richiede: capacità di accudimento, competenza affettivo-relazionale, capacità educativa.

L’idoneità genitoriale è dunque un costrutto dinamico, regolato dai bisogni stessi e dalle necessità dei figli, che richiede la capacità del genitore di attivare le proprie qualità e risorse personali, relazionali e sociali in funzione della traiettoria evolutiva dei figli, in modo da garantirne un armonico sviluppo fisico, psichico, affettivo e sociale.


Secondo Bornstein (1991) la capacità genitoriale corrisponde ad un costrutto complesso, non riducibile alle qualità personali del singolo genitore, ma che comprende anche un’adeguata competenza relazionale e sociale. Il parenting è una competenza articolata su quattro livelli:

  • nurturant caregiving, che comprende l’accoglimento e la comprensione delle esigenze primarie (fisiche e alimentari);
  • material cargiving, che invece riguarda le modalità con cui i genitori preparano, organizzano e strutturano il mondo fisico del bambino;
  • social caregiving, che include tutti i comportamenti che i genitori attuano per coinvolgere emotivamente i bambini in scambi interpersonali;
  • didactic caregiving, riferito alle strategie che i genitori utilizzano per stimolare il figlio a comprendere il proprio ambiente.

Visentini (2006) tramite un’accurata metanalisi della letteratura scientifica, individua otto funzioni genitoriali:

  • la funzione protettiva definita da Brazelton e Greenspan (2001) come presenza del genitore con il bambino e formata da 5 dimensioni: 1. Presenza nella stessa casa, 2. Presenza che il bambino osservi e veda, 3. Presenza che faciliti l’interazione con l’ambiente, 4. Presenza che interagisca con il bambino, 5. Presenza per la protezione fisica e la sicurezza;
  • la funzione affettiva, definita da Stern (1987) come “sintonizzazione affettiva”, ovvero capacità di sintonizzarsi con la sfera emotiva dell’altro e da Cramer (1991) come “coinvolgimento”, tramite il quale si attiva un processo sincronico fondato sulla comprensione delle necessità e dello stato d’animo del figlio;
  • la funzione regolativa che può essere: iper attivata, con risposte intrusive che non danno tempo al bambino di segnalare i suoi bisogni o i suoi stati emotivi; ipo attivata quando vi è una scarsità o mancanza di risposte; inappropriata quando i tempi non sono in sincronia con quelli del figlio;
  • la funzione normativa (Malagoli Togliatti e Ardone, 1993),che consiste nella capacità del genitore di porre dei confini flessibili di regole e di setting,tale dapermettere al figlio di fare esperienza e di creare le premesse per la propria autonomia; consistente nell’offrire regole e norme di comportamento congrue alla fase evolutiva del figlio, creando le premesse per la sua autonomia;
  • la funzione predittiva, che riflette la competenza del genitore nel predire la tappa evolutiva successiva, in modo da poter cambiare modalità relazionale con il crescere del figlio adeguandosi alle nuove competenze dallo stesso acquisite;
  • la funzione significante (Cramer, 1991), che riguarda le attribuzioni di significato che il genitore conferisce alle richieste del figlio, in modo tale che anch’egli impari a decodificare i propri bisogni;
  • la funzione rappresentativa e comunicativa, consistente nella capacità del genitore di saper “aggiornare” le rappresentazioni del figlio (Barnes e Olson, 1985) e di saper comunicare con lui attraverso scambi di messaggi chiari e congrui (Malagoli Togliatti e Ardone, 1993);
  • la funzione triadica che riguarda la capacità del genitore di promuovere l’ingresso del figlio nella relazione genitoriale allargata ed integrata. 

Camerini (2006) ha proposto di utilizzare come criteri prioritari per la valutazione dell’idoneità genitoriale:

  • il criterio dell’“accesso” all’altro genitore, che assume un rilievo fondamentale in ambito psico forense e di cui si dirà in seguito;
  • la competenza genitoriale dei due coniugi nei termini della qualità della relazione di attaccamento in base al concetto di “genitore psicologico”;
  • l’attenzione ai bisogni reali dei figli;
  • la capacità da parte di ciascuno dei due genitori di attivare riflessioni ed elaborazioni di significati relativi agli stati mentali dei figli stessi ed alle loro esigenze evolutive in base alla cosiddetta “funzione riflessiva”.

Uno schema generale di valutazione dovrebbe prendere in esame inoltre le seguenti aree (Camerini, Volterra, 2008):

  • adattamento al ruolo di genitore: il genitore provvede, o sarebbe potenzialmente capace di provvedere, adeguatamente alle cure fisiche essenziali? A fornire le cure emotive appropriate all’età del figlio? Favorisce lo sviluppo delle dinamiche di attaccamento? Qual è il suo atteggiamento verso i compiti che gli competono? Accetta la responsabilità connessa al suo comportamento? Nel caso vi siano problemi, i genitori li riconoscono
  • relazione con i figli: quali sono i sentimenti verso i figli? I genitori provano empatia nei loro riguardi? I figli sono considerati come persone separate e distinte? I bisogni primari dei figli sono tenuti in maggior conto rispetto ai desideri dei genitori?
  • influenze della famiglia di origine: quale livello di consapevolezza e quali atteggiamenti hanno i genitori rispetto alle esperienze di accudimento della propria infanzia? Il genitore è capace di mantenere una relazione di sostegno reciproco con il partner? Qual è l’atteggiamento del bambino verso le figure che si prendono cura di lui?
  • interazione con il mondo esterno: sono disponibili delle reti sociali di sostegno? Quale forma ha assunto la relazione tra i genitori e gli operatori socio-sanitari?
  • potenzialità di cambiamento: quali probabilità vi sono che un aiuto terapeutico possa essere utile? Quali reazioni vi sono state ai precedenti tentativi di aiuto?

Altro modello da considerare nella valutazione dell’idoneità genitoriale è il Modello Process-Oriented, adattato da Di Blasio (2005), che valorizza innanzitutto i

  • Fattori di Rischio e di Protezione Individuali (biologici, genetici, psicologici),
  • Fattori Familiari e Sociali (coppia, bambino, fratria, amici, lavoro, famiglia estesa),
  • Fattori della Società e dell’Ambiente (ambiente fisico e salute, servizi e risorse della comunità, condizioni economiche e familiari, supporti del governo)
  • Reciproche Interazioni tra questi, come livelli che influenzano il funzionamento genitoriale.

In una valutazione della genitorialità nell’ambito di percorsi di tutela del minore non si può prescindere dalla individuazione di tali fattori e del loro bilanciamento reciproco, per cui è necessario individuare accanto ai problemi, le risorse della coppia genitoriale e dei rami parentali, in grado di controbilanciare il livello di rischio.

Fornari (2013) individua come indicatori di idoneità genitoriale i seguenti:

  • capacità di fornire le cure di base;
  • sostegno alla crescita, attraverso atteggiamenti di tenerezza, comprensione e accoglienza;
  • approvazione e incoraggiamento durante i processi di crescita, di autonomizzazione e di allontanamento;
  • sostegno e approvazione nel processo di presa di distanza emotiva; normativa e relazionale;
  • capacità di non erogare ricompense che servano a rinsaldare un legame di dipendenza o mantenere intatto l’accudimento che conserva e non trasforma;
  • legittimazione dell’impresa che si va a compiere o che si è appena compiuta;
  • capacità di evitare atteggiamenti di collusione, nutrimento, rinforzi narcisistici, intimità invischiante, potere di esorcizzare il vuoto e il nulla;
  • capacità di tenere ben distinti i ruoli coniugali da quelli genitoriali;
  • capacità di richiamo costante al principio di realtà e al concetto di limite;
  • capacità di riconoscimento, di rispetto e di reciproca tutela dei rispettivi ruoli genitoriali.

Individua inoltre come capacità del genitore competente le seguenti: riflessive; empatico-identificatorie; di contenimento; di stabilità affettiva; di controllo degli agiti; di integrazione sociale; di trasmissione normativa; di bassa emotività espressa; di coerenza e costanza relazionali.

Le Linee guida del CISMAI (Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l’Abuso all’Infanzia) individuano per la valutazione delle capacità genitoriali nelle situazioni di rischio per i minori 4 livelli di indagine, con i relativi indicatori prognostici:

  • Idividuale (i cui indicatori prognostici sono rappresentati da: tipo di consapevolezza/percezione del problema e aderenza alla realtà da parte dei genitori; capacità di mettersi in discussione e chiedere aiuto; modalità di funzionamento della personalità (livello di controllo degli impulsi, capacità di tollerare le frustrazioni e modulare le relazioni affettive); presenza di una psicopatologia o devianza; modelli operativi interni (stile di attaccamento proposto al bambino e trasmissione transgenerazionale); capacità di riconoscere e rispondere ai bisogni del bambino e identificarne anche gli stati mentali; capacità di dare significato all’esperienza e condividere col figlio le implicazioni affettive ed emotive);
  • Coppia ( i cui indicatori prognostici sono qualità della relazione e clima emotivo; qualità della funzione genitoriale condivisa, nel senso di condivisione dello stile educativo e concezioni sull’allevamento dei figli; qualità del modello educativo antropologico culturale, anche in riferimento alla cultura di appartenenza; qualità della relazione con la propria famiglia di origine e/o con quella del partner; affidabilità e continuità nel ruolo genitoriale e di accudimento);
  • Contesto Familiare e Sociale ( con i seguenti indicatori prognostici: capacità di raccontare e riconoscere le principali criticità della propria storia di figlio all’interno delle relazioni familiari; presenza e qualità di eventuali legami irrisolti, nel senso di mancato raggiungimento di una autonomia o della capacità di separazione/individuazione; capacità di costruire e mantenere una rete di relazioni sociali, nel senso di livello di integrazione/isolamento sociale e di presenza reti familiari/amicali di supporto);
  • Minore, per il quale sono rilevanti i seguenti indicatori: bisogni individuali e/o specifici in funzione della sua fase evolutiva; resilienza, intesa come soddisfacente proporzione tra la capacità di adattamento e il mantenimento di una propria integrità/benessere mentale ed emotivo; livello di pervasività del danno; capacità di attivare l’Altro nella sua funzione genitoriale nel senso dell’ affiliabilità; capacità di utilizzare attaccamenti multipli.

Tale modello considera infine un indicatore prognostico di rilievo anche la capacità supportiva dei nonni e di altri parenti nei confronti della coppia genitoriale.

Strumenti e i metodi di valutazione delle capacità genitoriali

In letteratura esistono diversi strumenti per la valutazione della genitorialità e dei livelli di rischio relativi a comportamenti e dinamiche genitoriali e familiari disfunzionali. 

Una valutazione esaustiva e affidabile delle competenze genitoriali in ambito psicoforense deve fondarsi su: colloqui psicologici clinici di formato variabile, ossia individuali con i genitori, congiunti con la coppia genitoriale, osservazione diretta delle interazioni diadiche e triadiche tramite colloquio clinico e utilizzo di strumenti quali il Trilogue Play Clinic (LTPC) e il disegno congiunto; questionari autodescrittivi di personalità, quali l’MMPI-2, il MCMI-III e il PAI; test proiettivi (Rorschach), Thematic Apperception Test (TAT); test di rilevazione dei patterns di attaccamento.

Camerini, De Leo et al. (2008) hanno messo a punto uno strumento di valutazione delle competenze genitoriali, concepito per essere applicato anche nelle situazioni di separazione dei genitori e di valutazione dei criteri di affidamento, il quale prevede la somministrazione al genitore di una serie di 24 domande (items), per l’ esplorazione delle capacità relative a tre diverse aree di funzionamento:

  • supporto sociale e capacità organizzativa: capacità di promuovere, accompagnare e sostenere i processi di sviluppo e di socializzazione e di adattamento all’ambiente esterno (coping);
  • protezione: capacità di proteggere e di tutelare il bambino nell’ambiente familiare, scolastico e sociale;
  • calore ed empatia (care): capacità di riconoscere i bisogni emotivi/affettivi del figlio e di fornire i supporti necessari.

La valutazione delle capacità genitoriali deve essere inoltre completata ed integrata da altre due osservazioni complementari:

  • la valutazione del funzionamento psicologico e relazionale del genitore e del funzionamento familiare, tramite l’analisi della capacità riflessiva (intesa come capacità di attribuire intenzioni e finalità ai comportamenti degli altri ed in particolare dei figli, identificandosi nei loro bisogni; capacità di riflettere sul significato delle proprie azioni e delle proprie reazioni emotive); la valutazione della presenza di patologie psichiatriche; l’analisi del livello di integrazione familiare (funzionamento della coppia genitoriale in relazione agli indici di collaborazione/coesione interna);
  • la valutazione del funzionamento psicologico e relazionale del figlio, tramite l’analisi della qualità del funzionamento psicologico, della qualità del pattern di attaccamento e dell’ orientamento e desiderio del minore rispetto il proprio collocamento. 

Esistono inoltre strumenti standardizzati specifici per la valutazione della genitorialità, che si utilizzano anche in ambito forense, quali ad esempio il PPT (Parents Preference Test) e il PSI-4 (Parentale Stress Index).

La legge 8 febbraio 2006 n. 54, in modifica delle norme di cui agli artt. 155 sgg. cod. civ., ha introdotto nel diritto di famiglia un modello generale di regolamentazione dei rapporti dei genitori con i figli minori quando la crisi della coppia esita nella separazione, incentrato sull’affido condiviso e sul principio della genitorialità.  In particolare è enfatizzato il diritto del minore di mantenere anche in caso di separazione dei genitori un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno di essi, in modo da ricevere da entrambi cura, educazione ed istruzione, e quello di conservare rapporti significativi con entrambi i rami parentali.

Tale  regime giuridico rivolto a soddisfare il diritto del minore alla bigenitorialità ed il dovere-diritto dei genitori ad assolvere congiuntamente ai loro compiti, ha comportato per le valutazioni consulenziali, in tema di affidamento di figli minori, la necessità, accanto alla valutazione delle capacità di ciascun genitore rispetto agli specifici bisogni del figlio, di accertare in concreto anche la capacità di:

  • assolvere i compiti parentali nei confronti del figlio minore nelle condizioni di vita determinate dalla rottura della coppia;
  • disegnare conseguentemente il progetto dell’affidamento condiviso, che comprenderà il collocamento ripartito o principale del figlio, ed in tal ultimo caso i tempi e le modalità (e le occasioni) della sua presenza presso ciascun genitore, nonché la misura ed il modo con cui ciascuno di essi deve contribuire al mantenimento, alla cura, all’istruzione, ed alla educazione della prole.

La valutazione generale della capacità genitoriale si declina dunque nello specifico del contesto psicoforense civile nella valutazione anche della maggiore idoneità dell’uno o dell’altro genitore separato ad avere il collocamento del figlio presso di sé, seppur nella cornice giuridica dell’affido condiviso, in funzione non solo degli indicatori individuali di capacità genitoriale ma anche in funzione della sua capacità di tutelare il diritto del figlio alla bigenitorialità. Il criterio dell’“accesso” del figlio all’altro genitore, individuando la capacità di cooperazione e disponibilità del genitore, o viceversa, la difficoltà sostanziale rispetto al diritto/dovere dell’altro genitore a partecipare alla crescita e all’educazione dei figli, diventa pertanto un indicatore fondamentale di idoneità genitoriale, di cui il CTU non può non tener conto, ai fini della tutela del superiore interesse del minore.

 

BIBLIOGRAFIA

Bornstein, M.H. (1991), Handbook of Parenting, 4 voll., Mahwah, New Jersey, Lawrence Erlbaum Associates. 

Camerini, G.B. L. et al (2008), “Criteri psicologico-giuridici di valutazione delle capacità genitoriali: proposta di uno strumento clinico”, in Psichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza, 75, 1, pp. 61-78. 

Camerini G.B. (2006) “Aspetti legislativi e psichiatrico-forensi nei procedimenti riguardanti i minori”, in V. Volterra (a cura di), Psichiatria forense, criminologia ed etica psichiatrica (Trattato Italiano di Psichiatria, TIP), Milano, Masson.

Di Blasio P. (a cura di), Tra rischio e protezione. La valutazione delle competenze parentali, Milano, Unicopoli, 2005.

Fornari U. (2013), Trattato di Psichiatria Forense, Torino, UTET.

Malagoli Togliatti M., Mazzoni S. (2006), Osservare, valutare e sostenere la relazione genitori-figli: il Lausanne Trilogue Play Clinic (LTPC), Milano, Raffaello Cortina.

Se sei interessato ad approfondire il tema della valutazione delle competenze genitoriali alla luce della più recente letteratura scientifica, dei riferimenti normativi e delle linee di intervento adottate a livello nazionale ed internazionale, apprendendo strumenti pratico operativi in ambito clinico-giuridico, segui il corso che qui di seguito ti presentiamo.
Corso Intensivo On Demand

La valutazione della capacità genitoriale in ambito clinico-giuridico

Durata del corso: 20 ore

Commenti (2)

  1. Gustavo Cioppa

    Leggo con grande interesse lo scritto pubblicato.
    Ritengo che le valutazioni da svolgere siano molteplici e, soprattutto, necessitino di essere connesse all’evoluzione culturale, che ha interessato la nozione di famiglia.
    La responsabilità di cui si tratta genera molteplici doveri in capo ai genitori, i quali devono essere in grado di provvedere materialmente e psicologicamente ai bisogni dei figli. Nella logica dell’attuale sistema, poi, è bene evidenziare che le scelte inerenti al figlio devono essere fatte attraverso la forma (e la sostanza) dell’accordo; infatti, qualora lo stesso non si raggiunga, il genitore potrà rivolgersi al giudice.
    In tutto ciò si pone il ruolo del consulente, che deve saper valutare se due persone abbiano o meno la possibilità di adempiere pienamente ai doveri derivanti dalla detta responsabilità.
    E’, dunque, auspicabile che il giudice si affidi a questi specialisti, che – grazie alle proprie competenze – sono in grado di comprendere i problemi scaturenti dalle dinamiche della famiglia e, al contempo, porre in luce la radici del conflitto.

    1. Sonia Ruggieri

      Concordo appieno con le sue osservazioni. La famiglia è molto cambiata e la responsabilità genitoriale coinvolge oggi dimensioni complesse in termini educativi e psicologici. Nei sistemi familiari coinvolti in separazioni conflittuali che arrivano all’ attenzione del Tribunale, risulta particolarmente importante valutare la capacita’ della coppia genitoriale di garantire ai propri figli la cogenitorialita’ e qualora tale capacità risulti compromessa, chiarirne le cause e proporre le soluzioni più efficaci per il caso specifico, a tutela dell’interesse superiore del minore.

Lascia un tuo commento all'articolo

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *