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Diritto alla salute… mentale

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Psicologia

Diritto alla salute… mentale

Quando parliamo di diritti, affrontiamo un problema che sul pianeta terra è ancora molto lontano dall’essere risolto. E questo in riferimento a tutti i diritti che le Nazioni Unite hanno inserito nella Dichiarazione universale dei diritti umani. Tante sono le differenze tra i paesi e, ancora di più, le violazioni.

Ma c’è un diritto che più di altri è disatteso, quello alla salute mentale. Nonostante l’approccio alla malattia mentale sia cambiato notevolmente negli ultimi decenni, le persone affette da disturbi mentali sono tuttora fatte oggetto di discriminazione, dovendo affrontare stigma sociale, violenza, abuso, esclusione sociale, segregazione e molto altro ancora. 

Nel marzo 2016, 73 Stati hanno rilasciato una dichiarazione congiunta che sottolinea la centralità della salute mentale per la piena realizzazione del diritto alla salute. 

La salute mentale è una condizione di benessere globale grazie alla quale ogni persona realizza appieno le proprie potenzialità, affronta le normali difficoltà della vita, è in grado di lavorare in maniera produttiva e con profitto e di fornire un contributo positivo alla comunità nella quale vive.

In sostanza, è stata riconosciuta la necessità di integrare pienamente la salute mentale tra i diritti fondamentali per ogni essere umano e far sì che i servizi si occupino di salute mentale, onde eliminare dal contesto sociale la violenza e la discriminazione, promuovendo l’inclusione e la partecipazione. 

Dall’evoluzione che ha subito negli ultimi anni il concetto di salute mentale sono emersi due must:
  1. non c’è salute senza salute mentale
  2. una buona salute mentale significa molto di più dell’assenza di disagio psichico

La relazione annuale al Consiglio per i diritti umani del 2019, si concentra sul ruolo chiave che l’ambiente sociale, psico sociale, politico, economico e fisico ha nel consentire ad una persona una vita dignitosa, nei diritti e nel perseguimento equo del proprio potenziale.

E chiede espressamente che gli stati mettano in atto politiche basate su un modello di recupero e sulla comunità per promuovere l’inclusione sociale, offrendo trattamenti basati sui diritti e sul supporto psicosociale. 

Il diritto alla salute richiede che la cura della salute mentale sia avvicinata alle cure primarie e alla medicina generale.

La Risoluzione del Consiglio per i Diritti Umani del luglio di quest’anno invita gli Stati a promuovere un cambio di paradigma nella salute mentale e ad adottare, attuare, aggiornare, rafforzare o monitorare, a seconda dei casi, tutte le leggi, le politiche e le pratiche esistenti. Chiede all’Alto Commissario delle Nazioni Unite di organizzare nel 2021 una consultazione per discutere i modi migliori per armonizzare le leggi, le politiche e le pratiche nazionali relative alla salute mentale con le norme della Convenzione sui diritti delle persone con disabilità.

In molti paesi, compreso il nostro, le risorse umane e finanziarie messe a disposizione di servizi di salute mentale sono insufficienti e per lo più indirizzate nella cura e nel trattamento delle persone con malattie mentali. E la maggior parte di questi fondi vengono usati per strutture psichiatriche che hanno un approccio considerato oggi inadeguato per la cura del disagio psichico.

Al contrario, sarebbe necessario operare nella direzione della prevenzione, al fine di aiutare le persone a tutelare il proprio benessere psichico.

Un sistema realmente integrato di salute mentale richiederebbe il passaggio da un concetto di consulenza individuale e centrata sul disagio ad un modello di interventi sistemici e indirizzati alla comunità. Sarebbe necessario inserire la salute mentale nell’assistenza sanitaria di base, fornendo assistenza sanitaria in ospedale e sviluppando servizi di salute mentale territoriali e indirizzati alla comunità.

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