Nelle scorse settimane, TikTok, il social più amato dagli adolescenti, aveva informato che, a partire dal 13 luglio, agli utenti maggiorenni sarebbe stata inviata pubblicità personalizzata, in funzione dei comportamenti tenuti nella navigazione sulla piattaforma, anche in assenza di un esplicito consenso degli interessati. 

L’uso dei dati personali dei propri utenti a questo scopo si fonda, secondo TikTok, sul principio legale del “legittimo interesse” dello stesso social e dei suoi partner.

L’Autorità Garante, però, ha affermato che l’utilizzo dei dati archiviati nei dispositivi degli utenti per l’invio di pubblicità personalizzata, in assenza della loro esplicita autorizzazione, è illecito, avvisando TikTok che la decisione presa dall’azienda è incompatibile con le normative vigenti in merito di tutela della Privacy. 

La Direttiva sulla Privacy del 2002 e il Codice in materia di protezione dei dati personali prevedono, infatti, che l’archiviazione di informazioni o l’accesso a informazioni già archiviate sui dispositivi di un abbonato o di un utente siano stati archiviati con l’esplicito consenso degli interessati.

Particolare preoccupazione desta, infatti, la difficoltà di TikTok di accertare l’età dei propri utenti, difficoltà che non consentono di escludere il rischio che la pubblicità personalizzata, anche con contenuti inappropriati, arrivi a minori.

A seguito della disponibilità di TikTok di sospendere questa rischiosa politica aziendale, il Garante si è dichiarato aperto a un dialogo finalizzato alla ricerca del bilanciamento tra interessi economici e diritti degli utenti.