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Memoria e testimonianza oculare: l’impatto della suggestionabilità interrogativa
05/03/2024 2024-03-22 9:41Memoria e testimonianza oculare: l’impatto della suggestionabilità interrogativa
Memoria e testimonianza oculare: l’impatto della suggestionabilità interrogativa
Stella Masci
Laureata in Psicologia Giuridica Forense e Criminologica presso l’Università degli Studi di Roma La Sapienza, sta svolgendo un tirocinio post-laurea presso l’Istituto Medico-Legale dell’Areonautica militare di Roma.
La testimonianza oculare svolge un ruolo cruciale nell’amministrazione della giustizia, poiché spesso costituisce una delle fonti principali di prove in numerosi processi penali. Tuttavia la sua affidabilità può essere compromessa da vari fattori, tra i quali la suggestionabilità.
La suggestionabilità nel contesto forense è uno tra i processi psicologici di maggior importanza nella valutazione circa la capacità di rendere testimonianza.
Quando si deve testimoniare è necessario che il ricordo si sia formato, quindi che sia stato codificato, elaborato ed immagazzinato. Se durante queste fasi vengono commessi degli errori, si può formare un falso ricordo, o si può incorrere in errori di memoria ed essere maggiormente suggestionabili alle informazioni provenienti dall’esterno.
In anni di ricerca psicologica e giuridica, è emerso chiaramente come una particolare tipologia di suggestionabilità, ovvero la suggestionabilità interrogativa, può influenzare significativamente la precisione e l’affidabilità della testimonianza oculare.
Le implicazioni di di questo fenomeno sono rilevanti sia per l’individuo coinvolto direttamente nel processo legale ma anche per il sistema giudiziario nel suo complesso, poiché possono portare a errori giudiziari, condanne ingiuste e un indebolimento della fiducia nei confronti della giustizia.
Ma cos’è realmente la suggestionabilità interrogativa?
La suggestionabilità interrogativa è riconducibile sia alla tendenza a cedere alle domande suggestive, sia alla vulnerabilità alla pressione interrogativa. È stata introdotta per la prima volta da autori come Binet (1900) e Stern (1938), che erano interessati a comprendere in che modo la forma di una domanda potesse incidere sul ricordo e sulla testimonianza.
Gudjonsson e Clarke (1986) hanno proposto una definizione dettagliata di suggestionabilità interrogativa, definendola come la “misura in cui all’interno di un’interazione sociale chiusa, le persone arrivano ad accettare i messaggi comunicati durante l’interrogatorio formale, a seguito dei quali la loro successiva risposta comportamentale è influenzata”.
Questa definizione contiene cinque componenti interconnesse: la natura dell’interazione sociale, una procedura di interrogazione (che coinvolge una procedura interrogativa e almeno due partecipanti), una domanda stimolante suggestiva, una qualche forma di accettazione del messaggio di stimolo e una risposta comportamentale. Il modello di Gudjonsson e Clark (1986) considera l’interazione persona-situazione come un determinante fondamentale della risposta dell’individuo. Se le circostanze sono stressanti (come è tipico dei casi), e il testimone è incerto su particolari dettagli, ed è qualcuno che è tipicamente incline a cedere o a cambiare la propria testimonianza, viene a crearsi un terreno fertile per la contaminazione della testimonianza oculare.
Per misurare la suggestionabilità interrogativa nei contesti clinici e forensi, Gudjonsson ha sviluppato 2 scale: GSS 1 – Gudjonsson Suggestibility Scale 1 – e GSS 2 – Gudjonsson Suggestibility Scale 2. Entrambe le scale sono identiche nella struttura ma differiscono tra di loro solo per il contenuto, in quanto la GSS 1 è maggiormente utilizzata con i bambini a partire dai 7 anni di età.
La GSS è composta da una serie di scenari ipotetici o situazioni in cui il soggetto viene esposto a domande suggestive o a pressioni da parte di un intervistatore. Dopo aver esaminato questi scenari, il soggetto deve rispondere a una serie di domande riguardanti la situazione, valutando la propria reazione e le probabilità di conformarsi alle richieste dell’intervistatore. È uno strumento utile per valutare il livello di suggestionabilità di un individuo e può essere utilizzata in vari contesti, inclusi processi legali, valutazioni psicologiche e ricerche accademiche sulla memoria e la testimonianza. È importante evidenziare che la GSS è solo uno strumento di valutazione e non deve essere utilizzata come unico elemento per trarre conclusioni sulla credibilità di una testimonianza o su altre questioni giuridiche.
È possibile controllare l’impatto della suggestionabilità interrogativa sulla testimonianza?
Per ridurre l’impatto della suggestionabilità interrogativa è infatti importante adottare tutta una serie di buone prassi nel contesto dell’interrogatorio , come ad esempio:
- formulare domanda neutre: in modo da evitare di suggerire una risposta indesiderata oppure fornire informazioni errate;
- utilizzare tecniche di intervista cognitiva: tecnica di intervista strutturata sviluppata da Fisher e Geiselman (1989) per migliorare l’accuratezza delle testimonianze nei contesti investigativi e giuridici. Si basa su principi psicologici e cognitivi che consistono nell’utilizzo di strategie mirate per incoraggiare la memoria dei testimoni e ridurre gli effetti dei fattori che invece possono influenzare negativamente la testimonianza, come ansia o pressione;
- evitare la pressione: la quale potrebbe condurre a false testimonianze;
- formare gli operatori di giustizia: tutti gli operatori di giustizia, compresi investigatori e avvocati, dovrebbero essere formati sulla suggestionabilità interrogativa e sulle tecniche di migliore conduzione di un interrogatorio.
Queste sono solo alcune delle pratiche che, se seguite correttamente, possono preservare l’affidabilità della testimonianza oculare.
Dal momento che la suggestionabilità interrogativa ha un impatto non da poco nella testimonianza, è fondamentale diffondere consapevolezza ed adottare approcci e pratiche che riducano il più possibile il rischio di suggestione, garantendo una giustizia equa e accurata per tutte le parti coinvolte.
Bibliografia
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Gudjonsson G.H. & Clark N.K. (1986), “Suggestibility in Police Interrogation: A Social Psychological Model”, in Social Behaviour, 1, 83-104.
Whitehouse, W. G., Orne, E. C., & Dinges, D. F. (2008), “Eyewitness Memory: Can Suggestion Be Minimized in the Investigative Interview?”, in Forensic Examiner, 17(4), 65.
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