La perizia psicologica. Trappole della complessità oggetto di osservazione
06/01/2021 2022-06-15 13:55La perizia psicologica. Trappole della complessità oggetto di osservazione
Francesca Siboni
Psicologa giuridica forense
Spesso, la presa di coscienza di sentimenti che alcune dinamiche relazionali suscitano in noi può risultare difficile da sopportare e grande la tentazione di amputare o dimenticare ciò che è fastidioso, al prezzo di un impoverimento della nostra capacità di comprensione.
Può accadere, così, che le risonanze emotive e soggettive ad una situazione che abbiamo vissuto in modo conflittuale cerchino di imporsi in forma irrazionale e non coerente con la realtà, avvalendosi di meccanismi arcaici come l’identificazione proiettiva o l’investimento narcisistico sul proprio assetto mentale.
Come Bion ha rilevato, la possibilità di acquisire una rappresentazione adeguata della realtà è condizionata dalla capacità del sistema psichico di un individuo di “trasformare” le sensazioni e le percezioni che gli si presentano in termini emozionali o trasformando i protopensieri in pensieri coscienti.
Quando questo processo trasformativo non può avvenire, il peso delle identificazioni con istanze superegoiche normative, tese a normalizzare il conflitto, può portare all’assunzione di un punto di vista orientato più sul dover essere piuttosto che sulla realtà. Questo non aiuta ad attivare una comprensione della situazione che sia condivisibile in una prospettiva razionale.
È giusto chiedersi quanto queste istanze difensive di tipo proiettivo allontanino ed ostacolino quella funzione dell’Io cosciente e consapevole che è chiamata in causa nella comprensione della realtà sulla quale deve esprimere una valutazione consapevole e rigorosa.
La perizia psicologica
Il CTU si trova ad intervenire su una realtà che gli è emotivamente estranea, dove le persone coinvolte non sono necessariamente disponibili a collaborare con lui. In tale situazione, è fondamentale che tenga presente una inevitabile quota di proiezioni, a fronte di situazioni di impasse e di difficoltà a comprendere sia i vissuti soggettivi sia le risorse personali.
Può capitare, ad esempio, di leggere in una relazione in merito alla metodologia:
“Appare ovvio che non ho potuto, né voluto ignorare o sottovalutare il riverbero che, quanto accaduto precedentemente, inevitabilmente ha prodotto in ognuna delle parti sia sul piano consapevole che inconscio.”
Che cosa intende esattamente chi relaziona con l’espressione “il riverbero”, e come ha tenuto conto delle supposte implicazioni inconsce? Si può, inoltre, leggere:
“Il clima degli incontri è stato spesso intriso di rabbia a cui ha fatto da sfondo un’aura depressiva non totalmente riconducibile alle vicende dei protagonisti”.
Affermazione complessa e senza nessuna possibilità, per chi legge, di comprenderne il rigore ed il significato. Ciò che apparentemente sembra una difesa dell’Io contro un sentimento inaccettabile, ovvero quello del rifiuto della realtà dell’altro, potrebbe invece riguardare una difficoltà a differenziare adeguatamente i propri processi interni da quelli dell’Io osservante ovvero da quelli di riconoscimento della realtà esterna.
Quando l’oggetto della consulenza tecnica d’ufficio è la famiglia
Nel corso dei lavori peritali in ambito civile, se si escludono le configurazioni psicopatologiche più gravi e severe, si osservano forme sintomatologiche assai varie, comparabili, a volte, a situazioni più gravi, ma con dinamiche visibili meno evidenti: l’ansia appare con modalità transitorie o con equivalenze somatiche, i meccanismi fobici, ossessivi, isterici tendono ad organizzarsi in tratti di personalità, piuttosto che emergere in forme più manifeste.
Accanto al disagio psichico e alla sofferenza che si rileva, si evidenziano difficoltà di identificazioni intra-familiari, vissuti di colpa e di colpevolizzazione, che generano atteggiamenti di inibizione e carenze negli investimenti relazionali dei minori, sovente con blocchi affettivi.
Il contesto che si evidenzia dall’indagine anamnestica fa emergere frequentemente il peso ed il condizionamento negativo svolto dalle carenze socio culturali, le difficoltà causate dagli squilibri presenti nella coppia genitoriale e parentale, le distorsioni dei tratti di personalità. Tutte condizioni relazionali che espongono i minori a situazioni di carenza operanti a livello intrapsichico tanto da condizionare il loro sviluppo psicologico.
I paradossi che gravano sulla perizia psicologica
Viene sovente richiesto, dai quesiti del Giudice, di rendere oggettiva e condurre ad elementi oggettivabili la complessità dei processi osservati. Questa esigenza comprensibile in chi deve prendere una decisione dalla quale dipende la vita di altre persone, finisce per determinare un’immagine della realtà necessariamente artificiale e parziale.
Da queste richieste emerge uno dei più complessi paradossi che gravano sulla perizia psicologica, in particolare nel contraddittorio tra CTU e Consulenti di Parte, chiamati di diritto ad esporre per iscritto le proprie osservazioni alla bozza del CTU.
Può capitare infatti che l’esito sia quello di riproporre, nelle dinamiche tra i periti, esattamente quanto – sia pure a livelli diversi – avviene nel conflitto familiare. L’importante per i periti diventa perciò non più cercare di comprendere la complessità della situazione, quanto avere ragione e vincere. Ovvero, ricondurre la situazione al proprio modo di vedere e di percepire la realtà, alla dimensione soggettiva, divenendo, a volte, autoreferenziali.
Necessaria consapevolezza
Quando sono sotto la lente di osservazione realtà complesse come la famiglia, ad esempio, il principio cardine che deve guidare la nostra analisi è quello dell’equilibrio. Se il principio di equilibrio lascia aperte molte questioni, perché non è mai qualcosa di fisso e statico, come è possibile far sì che il risultato del nostro lavoro vi si avvicini quanto più possibile?
Innanzitutto, prendendo congedo dall’idea che esista una realtà stabile come referente esterno. Nel mondo concreto esistono varie forme di verità, di razionalità quindi di realtà. Tenere nella giusta considerazione la soggettività equivale a riconoscere che ogni soggetto può influenzare il proprio oggetto di investimento.
Quello che osserviamo non sono altri che ciò che riconosciamo come fatti, ma non esistono fatti che non facciano parte di uno o più processi, che rimandano a situazioni complesse. È troppo ingenuo ormai pensare ad un mondo a una dimensione. Eppure, il nostro intelletto generalizza le osservazioni che compiamo, descrivendole in maniera statistica, fissando regole e norme condivisibili (a questo campo appartengono le norme attuative, i regolamenti generali, le raccomandazioni dettate dall’esperienza, le aspettative ritenute importanti dalle comunità disciplinari e dal senso comune). Queste norme non attengono alle sfaccettature della realtà concreta e quotidiana. Sono invece proprio le singole sfaccettature quotidiane a differenziare una realtà familiare da un’altra.
In funzione di quanto fin qui detto, diviene complesso e difficile ricostruire quanto può costituire la miglior soluzione o l’indicazione che favorisca un maggior equilibrio psicologico e relazionale per i membri della famiglia coinvolti nel conflitto. Nelle diverse valutazioni che vengono fornite, accentuando alcuni aspetti a scapito di altri, il confronto viene spostato non tra periti tendenzialmente neutrali, ma tra professionisti coinvolti nella difficoltà di venire a capo della situazione.
Tutto ciò che ci porta come Consulenti a scontrarci sono i dettagli, non tanto le diverse impostazioni teoriche di riferimento. Dettagli che ci rendono dipendenti da un campo relazionale che genera necessariamente trappole emotive e cognitive, dentro le quali possiamo involontariamente agire l’insofferenza verso i dubbi determinati dalla complessità delle dinamiche interpersonali.
Concordo appieno con le sue osservazioni. La famiglia è molto cambiata e la responsabilità genitoriale coinvolge oggi dimensioni complesse in…