Blog

Ultimi Commenti

Genitori perfetti, imperfetti, quasi perfetti

genitori_imperfetti
Psicologia

Genitori perfetti, imperfetti, quasi perfetti

Stefania Tucci
Psicologa e psicoterapeuta

Difficile ruolo, quello dei genitori, oggi sempre più sotto i riflettori, in una società, la nostra, che ha posto al centro i figli e i loro diritti. Eppure, un ruolo fondamentale nella vita di ogni bambino.

Genitori perfetti, imperfetti, quasi perfetti

Ma si può essere genitori perfetti? Direi di no! Un genitore non può che essere imperfetto, non solo per gli errori che inevitabilmente compie nello svolgere il proprio ruolo, ma perché, solo nella misura in cui sarà “imperfetto”, lascerà al figlio lo spazio necessario per crescere e diventare un adulto psichicamente sano. Uno spazio psichico dove il figlio possa immaginarsi, costruirsi, rappresentarsi come individuo diverso da tutti gli altri, unico, in una parola, ”concepirsi”.

Un genitore quasi perfetto è quello che, come sosteneva Bruno Bettelheim, lascia spazio, non ingombra, “concepisce” perché il figlio possa a sua volta “concepirsi”. Concepire, questa verbo magico, dal latino concĭpĕre, composto da con- e capĕre “prendere”, quindi accogliere, comprendere, nutrire, immaginare perché l’altro, il figlio, possa immaginare se stesso, avendo così la possibilità di sviluppare al massimo le proprie potenzialità.

Donald Winnicott, un altro grande psicoanalista che si è occupato a lungo di bambini, rassicurava sostenendo che per svolgere bene il proprio ruolo una madre – e un padre, diremo noi – deve saper essere sufficientemente buona. Non importa che sia perfetta, anzi! Lo spazio della perfezione è uno spazio saturo, pieno, troppo pieno perché ci sia spazio per l’altro, il bambino. Perciò, per essere un genitore sufficientemente buono è necessario fare spazio dentro di sé per concepire, accogliere, comprendere, nutrire, immaginare l’altro ovverosia il figlio con le sue necessità e i suoi bisogni.

Quando nasce un genitore?

Un uomo cinquantenne, in attesa di conoscere se la fecondazione assistita cui la compagna si è sottoposta andrà a buon fine, inizia a fare spazio nella sua mente per questo figlio ancora di là da venire. Ma non importa che l’impianto si stabilisca, la gravidanza si sviluppi e il figlio nasca: lui è nato come padre! Racconta che, nelle circostanze in cui qualcuno lo mette in difficoltà, lui si è sempre sentito un bambino tra gli adulti, e non è mai riuscito a replicare alle accuse, anche quando erano ingiuste. Oggi, e lega l’evento a questo essere nato come padre in potenza, riesce a finalmente a replicare. Qualcosa dentro di lui è cambiato, tanto che, nell’ultima circostanza negativa che si è trovato a vivere, non si è sentito un bambino impotente tra adulti potenti. Era entrato in terapia per una richiesta di aiuto per un problema di impotenza sessuale.

Una giovane donna accompagna la figlia di pochi anni ad una attività ricreativa, la stessa attività che lei, bambina, aveva praticato, felice di essere libera dalla tensione vissuta nella propria famiglia. La figlia, durante il percorso, fa capricci. Lei reagisce con durezza e senza pazienza. Le dà uno schiaffo. Immediatamente, si sente in colpa e imperfetta come genitore. In seduta, emerge il suo essere stata inconsapevolmente in competizione con la figlia. Comprende che la sua reazione incontrollata era stata motivata da un’invidia nei confronti della bambina. Oberata dagli impegni e dalle responsabilità, non sente di avere, oggi, come invece quando era piccola, quello spazio di libertà che tanto la rendeva felice. Perché dovrebbe averlo sua figlia? Nel momento stesso in cui comprende il lato oscuro del suo comportamento aggressivo nei confronti della figlia, diventa un altro genitore, un genitore quasi perfetto, e recupera un rapporto più equilibrato con la figlia.

Una ragazza poco più che ventenne, ricorda un episodio della sua infanzia. Aveva otto o forse nove anni. Per qualche motivo, probabilmente per fare una telefonata o un gioco, aveva preso il cellulare del padre, lasciato incustodito. Legge inavvertitamente un messaggio e scopre che il padre ha un’amante e tradisce la madre. È sconvolta, piange, si sente tradita a sua volta, sperimenta un forte sentimento di rabbia. Si sente persa. Decide di non parlare più col padre, ma di assumere nei suoi confronti un atteggiamento di sfida. Il padre, ignaro delle sue reali motivazioni, reagisce a questo comportamento della figlia attraverso una modalità di sfida, a sua volta. Lei si sente non capita e la sua rabbia non si placa, al contrario, aumenta la sua tensione e il suo odio nei confronti del padre. Da quel momento sviluppa una difficoltà a regolare le proprie emozioni che le impedisce di vivere in maniera equilibrata i momenti di gioia e di dolore. Rivivendo l’episodio durante un lavoro con l’ipnosi, comprende che, se il padre le fosse andato vicino, l’avesse abbracciata e ascoltata, ciò l’avrebbe rassicurata e calmata. Scopre, in sostanza, di avere dentro di sé una funzione paterna capace di diventare per se stessa quel genitore quasi perfetto che il padre non ha potuto essere per lei. Scopre che per essere un genitore sufficientemente buono, bisogna prima di tutto saper ascoltare e accogliere. Un giorno, se avrà figli, diventerà un buon genitore, ma soprattutto, fin da adesso, sarà capace di consolarsi, quando la vita la esporrà a dure prove.

Essere un buon genitore

Quello che queste tre esperienze ci insegnano è che per essere un buon genitore è necessario, prima di tutto, essere un buon genitore per se stessi. È necessario curare le ferite del bambino che siamo stati. È necessario fare spazio dentro di sé. È necessario far dialogare quel bambino impotente con l’adulto che siamo. Per far nascere nostro figlio, è necessario far nascere il genitore che è in noi.

Lascia un tuo commento all'articolo

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *