Come si diventa Psicologo Forense?
13/12/2021 2022-06-15 13:34Come si diventa Psicologo Forense?
Maria Rita Guglielmi
Dottoressa in Psicologia
Sulla professione dello Psicologo Forense c’è ancora un po’ di confusione: “Chi è lo Psicologo Forense?”, “Come lo si diventa?”, “E cosa fa?” sono le più comuni domande che ancora oggi si pongono proprio coloro che hanno deciso di intraprendere un percorso di studi di Psicologia.
Spero allora con questo breve articolo di fare un po’ di chiarezza rispetto a questa meravigliosa professione e di aiutare chi, come me, si scontra con la complessità dell’essere psicologo giuridico.
Psicologia Forense: branca della Psicologia Giuridica
Prima di addentrarci nell’iter formativo teorico-pratico da seguire per diventare uno psicologo giuridico e forense, credo possa essere utile definire in linea molto generale il ruolo di questo professionista e il concetto di psicologia forense.
La psicologia forense è un’area della psicologia giuridica che si occupa specificatamente di valutare molteplici aspetti psicologici che possano avere una rilevanza all’interno dei processi giudiziari. Negli ultimi dieci anni, in cui è cresciuta l’attenzione nei confronti soprattutto della tutela del minore e del danno alla persona, la richiesta di valutazioni psicologiche all’interno di contesti giudiziari è assai aumentata. Alla luce di questo quindi, lo psicologo forense può essere definito come un tecnico che ha una formazione a cavallo tra il diritto e la psicologia e che applica alle questioni giuridiche le sue conoscenze e competenze.
Può operare come ausiliario del giudice, da questi nominato, nelle consulenze tecniche d’ufficio o nelle perizie o come consulente tecnico di parte su diretto incarico ricevuto dalla Parte-Cliente o su proposta del Legale, nonché come consulente tecnico nominato dal Pubblico Ministero.
Può, in ambito civile, essere convocato per intervenire in situazioni conflittuali, quali separazioni e divorzi, in cui la questione principale diventa l’affidamento dei figli, e dunque la valutazione delle capacità genitoriali; nei casi di affidamento extra-familiare; nei procedimenti di adozione; per la valutazione del danno psichico ed esistenziale a seguito di un trauma.
In ambito penale invece può occuparsi di valutazione della capacità di intendere e di volere di un autore di reato al momento del fatto, della sua imputabilità e della sua pericolosità sociale; dell’accertamento delle condizioni di inferiorità psichica in caso di reati sessuali subiti; della presenza di danni psichici conseguenti a maltrattamenti e violenze sessuali; delle condizioni psichiche (infermità o deficienza psichica) delle vittime di circonvenzione; della valutazione dell’idoneità a testimoniare di un testimone o di una vittima di reato.
Formazione universitaria
Vediamo per step qual è l’iter formativo generale da espletare per diventare uno Psicologo Forense.
Rispetto al percorso universitario, gli studi di Psicologia prevedono la frequenza di due Corsi di Laurea: il primo Triennale e il secondo Magistrale.
Il Corso di Laurea Triennale è, nella maggior parte delle università italiane, quello di “Scienze e Tecniche Psicologiche”. Tale percorso getta le basi della nostra formazione e imposta conoscenze generiche e specifiche rispetto alla storia della psicologia, alle diverse correnti di pensiero esistenti e ai diversi ambiti di applicazione della psicologia stessa (ad esempio clinico, del lavoro, sociale, ecc.).
Rispetto al corso di Laurea Magistrale, credo sia necessaria una precisazione. Su tutto il territorio italiano solo l’Università degli Studi di Torino eroga il corso di laurea magistrale in “Psicologia Criminologica e Forense”, offrendo dunque una formazione specifica in questo ambito. Tuttavia, sebbene sia senza dubbio una valida opzione, non è obbligatoriamente l’unica. Il mio consiglio generale è quello di prediligere una formazione clinica, qualsiasi sia l’università in cui si decide di frequentare il corso di laurea magistrale.
Il corso di laurea magistrale in psicologia clinica è presente nella maggior parte delle università italiane. La denominazione specifica del corso può variare da un ateneo all’altro, così come il piano di studi, sebbene l’aspetto clinico sia il comune denominatore. A tal proposito, è possibile, ma non scontato (dipende da quello che offre l’università), che nel piano di studi siano presenti esami di psicologia/psichiatria forense e/o psicologia giuridica e/o criminologia, ecc. e che quindi ci sia comunque la possibilità di affacciarsi a questo mondo. Così come è possibile che ci siano docenti esperti delle Scienze Forensi con cui potersi interfacciare.
Io ho frequentato il corso di laurea magistrale in psicologia clinico-dinamica presso l’Università degli studi di Padova, ricevendo una formazione prettamente psicodinamica e psicoanalitica, che può forse sembrare lontana dal mondo della psicologia forense, ma che in realtà mi ha portato, alla fine del mio percorso, a sostenere una tesi in psicologia giuridica sul tema della comunicazione tra il diritto e la psicologia.
Il Post-Laurea: l’abilitazione alla professione
Rispetto a quello che avviene dopo la laurea magistrale c’è da fare una distinzione.
Il 28 ottobre 2021 il Senato della Repubblica ha approvato in via definitiva il disegno di legge sulle lauree abilitanti. La legge prevede che l’esame di stato per alcune professioni, tra cui quella dello psicologo, sia contestuale con l’esame di laurea e consiste in una “prova pratica valutativa delle competenze professionali”. Con tale legge il corso di laurea diventa abilitante e il tirocinio pratico-valutativo è previsto come interno al corso di studio. In sintesi, da ora in poi, chi intraprende un percorso universitario in Psicologia sarà “abilitato all’esercizio della professione di psicologo” subito dopo l’esame di laurea e potrà automaticamente iscriversi all’Ordine degli Psicologi per esercitare effettivamente la professione.
Tuttavia, le cose sono un po’ diverse per tutti coloro che hanno già conseguito o che conseguiranno la laurea magistrale in psicologia in base ai previgenti ordinamenti didattici non abilitanti: in tal caso si acquisisce l’abilitazione all’esercizio della professione di psicologo previo superamento di un tirocinio pratico valutativo e di una prova pratica valutativa.
Nello specifico, a seguito della laurea magistrale, è previsto un tirocinio professionalizzante obbligatorio e non retribuito di 1000 ore, distribuite in 12 mesi. Tutte le università hanno convenzioni con diversi Enti presenti sul territorio italiano presso cui gli studenti laureati possono svolgere il tirocinio. Altresì, è possibile, se lo studente desidera svolgere il tirocinio presso un ente non convenzionato con l’università, avviare mediante specifica procedura una nuova convenzione (a discrezione, ovviamente, dell’ente e dell’Università). Questo potrebbe richiedere alcuni mesi di tempo: è quindi utile attivarsi in anticipo.
Alla luce della mia esperienza (sto svolgendo il mio tirocinio con la dott.ssa Passanante, psicologa clinica e forense e professionista del portale Psicologia in Tribunale), se si vuole intraprendere la strada forense, il mio consiglio è quello di svolgere un tirocinio affine a questo ambito in cui si possa essere affiancati da professionisti del settore e si possa iniziare ad acquisire conoscenze e competenze specifiche. A tal proposito, è obbligatorio che il tutor di riferimento del tirocinante sia uno psicologo.
Al termine del tirocinio professionalizzante, stando alla nuova legge sulla laurea abilitante, bisognerà superare una “prova pratica valutativa” per abilitarsi all’esercizio della professione e per iscriversi poi all’Ordine degli Psicologi: potremmo definire tale prova un Esame di stato 2.0, le cui modalità di svolgimento verranno definite da ciascuna Università. L’esame di stato può essere infatti sostenuto in qualsiasi sede universitaria.
Formazione post-universitaria
Sebbene l’iscrizione all’Ordine degli Psicologi definisca l’esercizio effettivo della professione di psicologo, per diventare psicologo Forense è assolutamente necessario ricevere una formazione specifica che sia psico-giuridica. In tal senso il mio consiglio è quello di seguire dei Master di II livello o dei Corsi di Alta Formazione in psicologia giuridica o forense. È possibile frequentare Master o Corsi di Alta Formazione in qualsiasi momento, dunque non necessariamente dopo l’abilitazione alla professione, ma anche durante l’anno di tirocinio professionalizzante.
I diversi corsi di formazione intensiva e il corso ad alta formazione “Ruolo e Funzioni del Consulente Tecnico Psicologo in Ambito Minorile” erogati da Psicologia in Tribunale sono stati una vera scoperta per me, non solo per la formazione teorica che offrono, ma soprattutto per il taglio pratico che li caratterizza, assai utile e stimolante.
L’esercizio della professione
A seguito dell’abilitazione e di una formazione specifica è possibile sin da subito cominciare a lavorare come Consulenti Tecnici di Parte, incaricati quindi dal Cliente o dal suo Legale.
Invece, per lavorare come Consulenti Tecnici d’Ufficio in Tribunale, mediante nomina del Magistrato, è obbligatorio iscriversi all’Albo dei Periti e dei Consulenti (sì, sono due Albi distinti ed è necessario effettuare l’iscrizione ad entrambi, se si vuole operare sia nel civile che nel penale) del Tribunale di riferimento (è possibile sceglierne uno solo ed iscriversi ad un solo Albo). Tuttavia, è necessaria un’anzianità di iscrizione all’Albo degli Psicologi non inferiore a tre/cinque anni (questo aspetto è variabile fra i Tribunali o le Regioni).
Concordo appieno con le sue osservazioni. La famiglia è molto cambiata e la responsabilità genitoriale coinvolge oggi dimensioni complesse in…