Bonus Psicologo e under 35, una nuova consapevolezza della salute mentale
27/10/2022 2022-10-21 9:50Bonus Psicologo e under 35, una nuova consapevolezza della salute mentale
Stefania Tucci
psicologa, psicoterapeuta, divulgatrice scientifica, co-ideatrice e responsabile della comunicazione di Psicologia in Tribunale
Proprio in questi giorni sono stati divulgati i dati relativi alle richieste di sussidio del Bonus Psicologo. E il dato che salta agli occhi è che, tra le più di 330mila persone che ne hanno fatto richiesta, ben il 60% sono under 35. La maggioranza dei quali ha un’età compresa tra i 19 e i 35 anni. Mentre, ben 50mila sono under 18.
Ma perché questo boom di domande tra i giovani?
I motivi possono essere tanti, in primis sicuramente la maggiore dimestichezza con gli strumenti informatici che questa fascia generazionale possiede rispetto al resto della popolazione e che le ha consentito di prenotarsi con più facilità.
Certamente, anche altri fattori di natura socioeconomica, come le minori potenzialità di reddito e la precarietà lavorativa che colpisce proprio le parti più giovani della popolazione del nostro paese.
Ma anche una certa marginalità sociale che ha amplificato il disagio, in conseguenza dei cambiamenti intercorsi a causa delle nuove preoccupazioni dovute alla pandemia e al clima di guerra, per non parlare di quelle determinate dalle incertezze per il proprio futuro a causa dei cambiamenti climatici.
Tutto questo, e molto altro ancora favorito dallo “spirito del tempo”, non può che ingenerare insicurezze, ansie e paure, quando, finito l’iter scolastico superiore, un giovane è chiamato ad inserirsi nel contesto universitario o nel mondo del lavoro.
Giovani e la nuova consapevolezza sulla salute mentale
Da un paio di anni, come psicoterapeuti osserviamo infatti un incremento delle richieste di aiuto proprio da parte di giovanissimi che, pur manifestando sintomatologie disparate tra loro, sono accomunati dalla paura di entrare nella vita adulta e di sganciarsi dalla comfort zone della casa di famiglia.
E, a rimarcare quanto appena detto, nella stragrande maggioranza dei casi la richiesta di aiuto è formulata in prima persona, a volte anche all’oscuro dei genitori e della famiglia.
Sostanzialmente, un più alto livello d’istruzione, una maggiore fiducia nella categoria degli psicologi, che da tanti anni si impegnano nell’opera di informazione e prevenzione, ha fatto sì che la generazione dei nativi digitali abbia acquisito una maggiore consapevolezza sull’importanza della salute mentale.
Come ha affermato di recente David Lazzari, presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, “Tra i ragazzi si è infranto il tabù della salute mentale”.
Perché è importante fare prevenzione?
Oggi, sappiamo che il 50% dei problemi di salute mentale inizia a 14 anni, l’età d’ingresso nella fase adolescenziale della vita, e che il suicidio è la seconda causa di morte negli under 25.
Molti giovanissimi presentano problematiche psichiche che possono aggravarsi a causa dell’iperconnessione digitale e tecnologica, dell’abuso di sostanze e di alcool, dell’isolamento sociale.
Sappiamo anche che, nella stragrande maggioranza dei casi, il disagio non viene rilevato o è marcatamente sottovalutato, con gravi conseguenze sulla qualità della vita dei giovani, delle loro famiglie e della società nel suo complesso.
Al contrario, intercettare precocemente malfunzionamenti psichici e cognitivi e fornire strumenti di cura consentirebbe di evitare l’aggravarsi di condizioni che inevitabilmente giungeranno, se trascurate, a cronicizzazione.
Iniziative come quella del Bonus Psicologo, seppur largamente insufficienti per far fronte al problema, hanno avuto il merito di far breccia su un fenomeno che coinvolge non meno del 10% della popolazione giovanile italiana, e che si spera continui ad essere al centro delle politiche sanitarie.
Bene così. Ed il naufragar m'è dolce in tanto mar.