Violenza istituzionale e vittimizzazione secondaria: la sfida della Convenzione di Istanbul

Ultimi Commenti

Violenza istituzionale e vittimizzazione secondaria: la sfida della Convenzione di Istanbul

Vittimizzazione
Psicologia Giuridica

Violenza istituzionale e vittimizzazione secondaria: la sfida della Convenzione di Istanbul

La violenza, in tutte le forme e tipologie rappresenta una delle più gravi violazioni dei diritti umani e richiede risposte serie ed efficaci da parte delle istituzioni. In alcuni casi però le stesse istituzioni che dovrebbero proteggere le vittime attraverso comportamenti e procedure finiscono per amplificare il loro dolore, provocando violenza istituzionale e vittimizzazione secondaria.

La violenza istituzionale si verifica quando le autorità non solo non prevengono e contrastano adeguatamente la violenza ma contribuiscono a perpetuarla con omissioni, negligenze o trattamenti inadeguati. Si manifesta in diversi modi tra i quali ritardi nei procedimenti giudiziari, mancata protezione delle vittime e pregiudizi da parte delle forze dell’ordine o del personale sanitario.

La vittimizzazione secondaria è  strettamente collegata alla violenza istituzionale e fa riferimento al trauma aggiuntivo subito, in alcuni circostanze, dalle vittime a causa delle risposte inadeguate delle istituzioni. Alcuni esempi includono interrogatori ripetuti e umilianti, dubbi sulla credibilità delle vittime e atteggiamenti colpevolizzanti che scoraggiano le denunce.

Esistono molti casi esplicativi di questa forma di violenza, per esempio, una madre che abbia subito abusi fisici e psicologici dall’ex compagno può non veder riconosciuto dal giudice il suo caso come violenza domestica ed essere giudicata non affidabile per l’affidamento dei figli. Con la conseguenza aberrante che i figli vengano collocati quasi esclusivamente presso il padre maltrattante. 

In tal senso la Convenzione di Istanbul ha avuto un ruolo significativo nel contrasto di questi fenomeni introducendo obblighi giuridici vincolanti per gli Stati firmatari.

  1. La Convenzione impone agli Stati di adottare misure adeguate per tutelare le vittime e prevenire comportamenti istituzionali che possano causare ulteriore sofferenza. Questo ha portato in molti Paesi, tra cui anche l’Italia, alla creazione di protocolli specifici per le forze dell’ordine, operatori sanitari e magistrati, al fine di ridurre la vittimizzazione secondaria durante le fasi investigative e giudiziarie.
  2. Uno degli strumenti più efficaci per contrastare la violenza istituzionale è la formazione. La Convenzione stabilisce che gli Stati devono garantire una formazione continua per operatori sociali, magistrati e forze dell’ordine affinché sappiano individuare, riconoscere e affrontare la violenza, senza perpetrare stereotipi o atteggiamenti colpevolizzanti.
  3. Diversi Paesi hanno modificato le proprie leggi per garantire processi più equi e meno traumatici per le vittime. Alcune delle modifiche riguardano: 
    • l’introduzione di audizioni protette con il fine di evitare che le vittime siano costrette a ripetere più volte la loro testimonianza rivivendo l’evento traumatico;
    • la creazione di centri antiviolenza specializzati con procedure di accoglienza adeguate, umane e rispettose;
    • l’adozione di misure cautelari più rapide ed efficaci contro i maltrattanti.

Sebbene la Convenzione di Istanbul abbia rappresentato un passo importante nella tutela delle vittime di violenza, la sua concreta attuazione richiede un impegno continuo strutturato e un coordinamento efficace tra il sistema giudiziario e le istituzioni. Solo attraverso misure incisive e una forte volontà politica sarà possibile contrastare la violenza in modo efficace, garantendo una protezione adeguata dei diritti delle vittime e applicando pienamente i principi sanciti dalla Convenzione.

Violenza istituzionale e necessità di una maggiore specializzazione dei professionisti del settore legale

La recente Riforma Cartabia, intervenendo su questi temi, si propone di rendere il sistema giuridico più equo e funzionale, apportando significative novità nel panorama giuridico italiano e introducendo tra le principali innovazioni un ampio cambiamento nella Consulenza Tecnica d’Ufficio psicologica.

Il volume pubblicato di recente con il contributo di tanti studiosi ed esperti di Psicologia in Tribunale è un punto di riferimento fondamentale per chi opera nel settore legale e psicologico, e in particolare per coloro che sono coinvolti nei delicati procedimenti che riguardano l’ascolto e la tutela delle vittime.

Acquistando questo libro, avrai a disposizione un compendio essenziale per navigare tra le nuove normative, per rispondere in modo competente alle sfide poste dalla riforma e per contribuire, con un approccio consapevole, alla tutela dei diritti e della salute psicologica delle vittime.

Come osserva la magistrata Maria Monteleone, esperta del CSM sulle questioni del femminicidio, violenza di genere e domestica, infatti, il nuovo articolo 403 del codice civile ha sollevato preoccupazioni rispetto all’adozione di provvedimenti coattivi, come l’allontanamento forzato di un bambino dalla sua abitazione. Questi interventi, che comportano l’uso della forza pubblica, sono considerati inaccettabili per i danni psicologici e traumatici che causano al minore. Oltre a danneggiare direttamente il bambino, tali provvedimenti risultano spesso penalizzanti anche per le madri, imponendo regimi di visita duraturi e punitivi che possono durare anni. Questo fenomeno è definito, come abbiamo detto, “violenza istituzionale”, una forma di violenza che si manifesta all’interno dei procedimenti legali e che, purtroppo, aggrava ulteriormente le sofferenze delle vittime.

La recente riforma Cartabia ha introdotto modifiche riguardanti le consulenze tecniche d’ufficio (CTU), un passo necessario per migliorare l’approccio legale in casi complessi, come quelli che coinvolgono persone vulnerabili. Tuttavia, è evidente che non solo le norme vanno riformate, ma che anche i professionisti che operano in questi ambiti devono essere adeguatamente formati e specializzati. Gli operatori devono avere la competenza necessaria per affrontare situazioni delicate in cui i diritti delle persone coinvolte, in particolare delle vittime di violenza domestica, devono essere tutelati.

I giudici della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, nella sentenza Talpis del 2017, hanno chiarito che i diritti dell’aggressore non possono mai prevalere su quelli delle vittime, in particolare sulla loro vita e integrità fisica e psichica. La violenza di genere e domestica è una piaga sociale, e coloro che ne sono vittime, spesso già vulnerabili, affrontano enormi difficoltà anche quando si trovano coinvolti in procedimenti legali. Se questi percorsi non sono supportati da professionisti qualificati, possono trasformarsi in un’ulteriore forma di vittimizzazione.

Per aiutare le vittime a emergere da situazioni di violenza, è fondamentale che tutti gli operatori del settore facciano la loro parte, prestando attenzione alle reali necessità delle persone coinvolte. Denunciare è spesso un atto di coraggio e una necessità, e la specializzazione dei professionisti non è più una scelta, ma un dovere per garantire che la giustizia sia davvero al servizio di chi ne ha bisogno.

In un contesto giuridico sempre più attento alla tutela dei diritti del minore, la Riforma ha sottolineato l’importanza di una valutazione psicologica qualificata e di un ascolto sensibile e professionale nei confronti delle vittime.

Il libro, La nuova CTU dopo la riforma Cartabia, offre un’analisi dettagliata delle modifiche normative che riguardano la figura del consulente psicologo nei procedimenti giuridici, ma dedica anche un’intera sezione alla tematica dell’ascolto e della tutela delle vittime, un argomento cruciale che sta ricevendo sempre maggiore attenzione da parte degli esperti.

La sezione dedicata alle procedure che hanno ispirato la riforma è frutto del contributo di numerosi studiosi autorevoli in ambito giuridico e psicologico, che offrono approfondimenti teorici e pratici su come le vittime debbano essere ascoltate e protette nel rispetto della loro dignità e bisogni. 

Questo volume è una risorsa indispensabile per professionisti del diritto, magistrati, avvocati, e psicologi giuridico-forensi che desiderano comprendere e implementare al meglio le novità introdotte dalla Riforma Cartabia. Offre una panoramica completa e interdisciplinare delle implicazioni legali e psicologiche, fornendo strumenti operativi pratici da applicare nella quotidianità del lavoro giuridico.

Non perdere l’occasione di essere al passo con i cambiamenti giuridici fondamentali: non lasciarsi sfuggire questo testo! E ricorda, se sei un abbonato della nostra Community, potrai usufruire dei vantaggi della convenzione stipulata con l’editore Pacini e acquistare questo volume con il 15% di sconto sul prezzo di listino, inserendo sul carrello il codice sconto al momento del pagamento. La promozione è valida per ordini sullo shop Pacini Giuridica dell’intero catalogo acquistati direttamente sul sito pacinigiuridica.it.

Bibliografia e Sitografia
Vuoi padroneggiare strumenti utili a strutturare l’ascolto e l’osservazione delle vittime come CTU, gestire e organizzare il Setting e le interazioni, per rispondere al quesito del Giudice?
Scopri i corsi della nostra Academy dedicati all’ascolto del minore in ambito civile e penale!

Dal nostro Blog

Lascia un tuo commento all'articolo

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *