Il principio di adeguatezza nel procedimento minorile
04/01/2023 2023-01-11 15:15Il principio di adeguatezza nel procedimento minorile
Sara D’Angelo
laureata in psicologia criminologica e forense all’università di Torino
Per comprendere il funzionamento della giustizia minorile è fondamentale conoscere i principi sui quali essa si fonda che hanno contribuito allo sviluppo di un sistema sanzionatorio e processuale penale a misura di minore, autonomo rispetto a quello previsto per gli adulti.
Tale ordinamento consente di modellare il processo in modo da renderlo responsabilizzante, educativo e compatibile con la tutela della personalità ancora in formazione del giovane autore di reato.
Il procedimento penale a carico di imputati minorenni è disciplinato dal d.P.R. 22 settembre 1988, n. 448, recante “Disposizioni sul processo penale a carico di imputati minorenni”: comunemente denominato codice del processo penale minorile, esso disciplina al suo interno i principi regolatori del procedimento richiamati anche dalle fonti legislative europee ed internazionali.
Tra i numerosi principi che sottendono il rito occupa un ruolo di centrale importanza il cosiddetto principio di adeguatezza che si evince dalla lettura dell’art.1 d.P.R. 448/1988 il quale sancisce come le norme processuali debbano essere applicate tenendo presente le esigenze educative e in un’ottica conforme alla personalità del
giovane.
Ma cosa si intende con ciò?
In ottemperanza alla finalità pedagogica e responsabilizzante che il procedimento penale minorile si prefigge, l’obiettivo del processo consta nel “realizzare una ripresa dell’itinerario educativo del minore, che al compimento dell’atto criminale dimostra essersi interrotto o avere deviato, ma prevede anche che lo stesso processo si articoli in modo tale da poter contribuire allo svolgimento di questo itinerario, avendo esso stesso valenze educative” (A.C. Moro, 2019).
Il giudice dovrà pertanto individuare le misure sanzionatorie di riferimento avendo riguardo alla specifica situazione del giovane, in particolare all’ambiente familiare in cui egli è inserito, alle eventuali criticità personali, alle risorse che egli ha a disposizione e al percorso formativo passato od eventualmente in atto.
Il principio di adeguatezza in tal senso attribuisce una rilevanza centrale al contributo dell’attività interdisciplinare resa dai vari operatori del sistema penale minorile quali psicologi, psichiatri e professionisti dell’Ufficio di Servizio Sociale per Minorenni, con l’obiettivo ultimo di evidenziare le caratteristiche, la personalità, le esigenze e i bisogni del ragazzo che andranno a stabilire i parametri a cui il giudice potrà fare riferimento nel momento in cui dovrà predisporre misure da adottare in sede processuale.
Secondo il principio di adeguatezza, dunque, il percorso all’interno del circuito penale e le misure sanzionatorie adottate devono essere compatibili con l’individualità del minore e rispondenti alle sue specifiche esigenze senza impattare negativamente sul percorso educativo ed evolutivo ma al contrario, per quanto possibile, contribuirvi al fine ultimo di reintegrare il giovane autore di reato nella società.
Ho seguito con molto interesse la formazione "La sottrazione di minore. Aspetti giuridici e sociali" e ci tengo a fare…