Teen Dating Violence. Generazione Z e violenza di genere

La #violenzadigenere, radicata in schemi comportamentali sessisti ancorati socialmente, contribuisce a normalizzare comportamenti dannosi come molestie e abusi psicologici. Questa problematica spesso sfugge alla consapevolezza, soprattutto tra i giovani della #GenerazioneZ, nonostante la loro inclinazione all’inclusività. I risultati della recente indagine Teen Community condotta dalla Fondazione Libellula tra ragazzi di 14-19 anni evidenziano dati preoccupanti sulla percezione della violenza di genere.

Il sondaggio, che coinvolge 361 adolescenti principalmente ragazze (58%), eterosessuali (78%) e studenti di scuola secondaria o università, mette in luce le sfide che gli adolescenti affrontano nel riconoscere e comprendere gli episodi di violenza di genere. 

L’indagine prende in esame la #TeenDatingViolence (TDV) con cui si intendono i comportamenti fisici, psicologici, verbali e sessuali aggressivi o violenti che possono emergere tra adolescenti durante le loro prime esperienze romantiche. Com’è noto, le prime relazioni affettive durante l’adolescenza, oltre ad essere vissute dai giovani in modo molto intenso, contribuiscono in modo significativo allo sviluppo dell’autostima e all’acquisizione di autonomia personale, avendo altresì un impatto rilevante sulla vita sociale dell’adolescente. Le conseguenze di queste relazioni includono paure, insicurezze e bassa autostima, con ripercussioni negative sul rendimento scolastico e sulla capacità di costruire relazioni stabili nel tempo. Secondo uno studio condotto da Exner-Cortens et al. (1) le ragazze vittime di TDV dopo 5 anni dagli episodi di violenza mostravano un notevole aumento di alcolismo, pensieri suicidari, sintomi depressivi e maltrattamenti sessuali. Nel caso dei ragazzi, erano più comuni comportamenti antisociali, uso di droghe e pensieri suicidari.

Secondo il sondaggio della Fondazione Libellula, le esperienze di violenza di genere tra gli adolescenti spaziano dalla ricezione di commenti sul corpo (81%) alle richieste sessuali indesiderate (58%), con il 48% degli intervistati che dichiara di aver subito contatti fisici indesiderati. Le ragazze e coloro che fanno parte della comunità LGBTQIA+ risultano essere più esposti a tali episodi.

L’indagine evidenzia anche la difficoltà nell’identificare forme di abuso, molestia o violenza nelle relazioni. Comportamenti come il controllo dei dispositivi o dei profili social del partner non sono percepiti da una percentuale significativa (39%) come forme di abuso. Inoltre, il 71% degli adolescenti maschi considera il controllo del partner come un segno d’amore, mentre il 53% non riconosce il baciare una persona senza consenso come forma di violenza. Questi dati sottolineano la necessità di una maggiore consapevolezza sulla definizione di confini sani nelle relazioni.

Emergono anche discrepanze significative tra le percezioni maschili e femminili. Ad esempio, il 26% degli intervistati non considera violenza dire al partner cosa indossare in determinate occasioni. Questo evidenzia la necessità di affrontare e sfidare gli stereotipi di genere ancorati nella società, notando come solo il 51% delle ragazze considera questa pratica una forma di violenza grave, rispetto al 24% dei ragazzi.

La percezione differenziata tra maschi e femmine è evidente anche nella valutazione di comportamenti specifici. Ad esempio, il 78% delle ragazze considera chiedere con insistenza foto intime al partner come violenza, rispetto al 54% dei ragazzi. Sorgono anche stereotipi pericolosi, come il 67% dei maschi tra i 18 e 19 anni che ritiene accettabile la violenza dopo un tradimento, contro il 21% delle ragazze, che sono statisticamente più a rischio di subire violenza. Inoltre, l’81% degli adolescenti maschi ritiene che se una ragazza dice “no”, potrebbe intendere “si”.

L’indagine esplora anche i luoghi in cui gli adolescenti sono più suscettibili di diventare vittime di violenza di genere. Ad esempio, il 78% degli episodi si verifica per strada, con differenze significative tra ragazze (83%) e ragazzi (70%). Le scuole, invece, sono considerate luoghi a rischio soprattutto per i ragazzi (42%) rispetto alle ragazze (18%).

Le modalità di comunicazione sulle esperienze di violenza presentano differenze significative tra i generi: le ragazze parlano più apertamente, ma spesso si trovano in difficoltà nel gestire la situazione. Gli amici emergono come la principale fonte di supporto, mentre la famiglia e gli enti competenti vengono considerati risorse di secondo piano. Invece, i ragazzi affrontano più frequentemente la questione in modo individuale, spesso influenzati da stereotipi di genere che ostacolano il riconoscimento e la denuncia della violenza.

Il 66% dei ragazzi ha discusso di violenza di genere con qualcuno, prevalentemente con amici o amiche, ma anche con insegnanti e familiari. Tuttavia, il 6% degli intervistati ritiene che parlare di violenza di genere non sia utile in nessun contesto. Questi dati evidenziano la complessità della comunicazione sulla violenza di genere e sottolineano la necessità di strategie mirate per promuovere una discussione aperta e un efficace supporto.

Il sondaggio appena commentato offre una prospettiva illuminante su questa problematica, indicando la strada per un cambiamento positivo nelle dinamiche relazionali dei giovani. Debora Moretti, fondatrice e presidente della Fondazione Libellula Impresa Sociale, sottolinea l’importanza di utilizzare questi dati per sensibilizzare i giovani sulle complesse dinamiche della violenza di genere, promuovendo valori chiave come rispetto, consenso ed equità.

Le difficoltà affrontate dagli adolescenti nel gestire questo problema derivano da schemi culturali appresi dalla società in cui vivono e, di conseguenza, dagli adulti. Per cambiare il presente e plasmare un futuro privo di violenza di genere, è essenziale investire tempestivamente nell’educazione sessuale e affettiva nelle scuole, armando le nuove generazioni con gli strumenti per decostruire stereotipi dannosi e promuovere relazioni sane basate sul rispetto reciproco ed equità. Solo così potremo innescare un cambiamento culturale duraturo e significativo.

Note

Il sondaggio, in formato e-book, è scaricabile gratuitamente dal sito Fondazione Libellula al link https://www.fondazionelibellula.com/it/ebook.html.

(1) Exner-Cortens D, Eckenrode J, Rothman E., “Longitudinal associations between teen dating violence victimization and adverse health outcomes”, Pediatrics, 2013, disponibile su https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/23230075/.

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