di Anna Genna
corsista del corso di alta formazione Ruolo e Funzioni del Consulente Tecnico Psicologo in Ambito Minorile
Il concetto di Danno Endofamiliare combina due ambiti principali, il tema della famiglia e il concetto di illecito, che la teoria e la giurisprudenza trattano spesso come sistemi autonomi e non comunicativi. In quest’elaborato, si è cercato di analizzare in modo interdipendente i due concetti, mettendo in risalto la tutela del benessere del minore.
La nozione famiglia ha subito dei mutamenti, a partire dal periodo del Rinascimento, il quale segna il passaggio da una famiglia estesa ad una più ristretta, ovvero il modello “nucleare”; tale mutamento spesso viene attribuito a cause di natura economica o di migrazione delle famiglie dalla campagna alla città. Questo ha apportato dei cambiamenti anche nelle relazioni e ruoli familiari, un tempo era presente una differenziazione più rigida del ruolo del padre e della madre. Il ruolo paterno era più distaccato e rappresentava il codice etico, contrariamente il ruolo materno era associato all’accudimento della prole anche se, per molto tempo, entrambe le figure genitoriali sono state descritte come fredde nei confronti dei loro figli. Con la nascita della famiglia moderna gli atteggiamenti e i comportamenti dei genitori sono cambiati radicalmente e i figli sono diventati destinatari privilegiati delle loro cure e del loro amore.
La genitorialità è un momento che determina una serie di cambiamenti e destabilizzazione nella coppia, a seguito dei quali entrambi i partner dovranno mettere in atto compiti che fanno riferimento al prendersi cura e accudire un altro essere umano, segnando il passaggio dalla diade alla triade. La genitorialità richiede specifiche capacità di cura e di sostegno (Bornstein, 2005), per cui può essere vissuta dagli individui in modo differente, a seconda del momento in cui si presenta e delle modalità, causando una forte carica di stress. Nella crescita del figlio è importante tenere in considerazione lo stile genitoriale e la relazione genitore-figlio, in quanto sono responsabili del tipo di funzionamento del sistema familiare e soprattutto giocano un ruolo fondamentale nello sviluppo del bambino. Molti autori negli anni si sono occupati della valutazione dello stile genitoriale, schematizzandolo in varie tipologie, e si sono orientati su due costrutti che caratterizzano il legame di attaccamento, ovvero l’accudimento e la protezione. È noto che, se vengono a mancare tali condotte da parte del genitore, si scatenano nel bambino dei traumi relazionali precoci, quali fallimenti nei processi di sintonizzazione nella relazione d’attaccamento, accompagnati da ulteriori esperienze relazionali traumatiche che rappresentano significativi fattori di rischio nello sviluppo di problematiche psicopatologiche.
Bowlby (1969) ha proposto l’espressione “modello operativo interno” (IWM acronimo di internal working model), termine utilizzato per descrivere la rappresentazione interna della relazione d’attaccamento (percezione dell’accettazione del Sé agli occhi della figura di attaccamento; sostegno e accessibilità che questa riesce a trasmettere al bambino). Nel momento in cui il genitore dona al bambino i due principi di accudimento e protezione, il figlio potrà interiorizzare un modello operativo delle figure di attaccamento come amorevoli, disponibili ed attente ai suoi bisogni, costruendo un modello complementare di sé come degno e meritevole di cure (Bowlby, 1973, 1980, 1988). Al contrario, un bambino che sperimenta un attaccamento di tipo insicuro può vedere il mondo come pericoloso, un luogo nel quale l’insicurezza e la difficoltà di affidarsi all’altro rappresenta la struttura di ogni relazione possibile, di conseguenza ogni relazione affettiva sarà di conseguenza improntata a questi sentimenti, portando all’agito di atteggiamenti difensivi.
In questa cornice, si può definire che fornire una “base sicura” è, quindi, una delle fondamenta principali del concetto di genitorialità. Tale termine sottintende ciò che oggi viene chiamata responsabilità genitoriale, che fa riferimento al comportamento che i genitori mettono a disposizione del figlio, riconoscendone e rispettandone la qualità del minore in crescita e allo stesso tempo sollecitandone il distacco e l’autonomia. È importante considerare il passaggio dal concetto di potestà genitoriale a quello di responsabilità genitoriale, evidenziando che la modifica più importante dell’Istituto è stata attuata con la riforma del diritto di famiglia della Legge 19 maggio 1975 n. 151, che ha introdotto i principi di uguaglianza tra i coniugi e di uguaglianza morale e giuridica, modificando l’espressione della patria potestà nei confronti dei genitori in Responsabilità Genitoriale (articolo 316). Pertanto, i genitori si trovano in una posizione egualitaria ed entrambe le parti devono svolgere un ruolo attivo; la legge rende eguali i diritti e gli obblighi di padri e madri nei confronti dei figli. Anche in caso di crisi familiare, sia di affidamento esclusivo che congiunto, entrambi i genitori devono assolvere alla responsabilità genitoriale; secondo il rivisto art. Articolo 155 del codice civile, le decisioni devono essere assunte congiuntamente in materia di educazione, crescita e salute dei figli, tenendo conto delle loro capacità, inclinazioni naturali e aspirazioni. La legge riconosce il diritto dei figli minorenni ad avere con entrambe le figure genitoriali un rapporto stabile e continuativo (c.d. diritto alla bigenitorialità) e a ricevere educazione, istruzione e orientamento, anche quando i genitori sono separati.
Così come viene intesa nell’art. 316 comma 1 del Codice civile: “Entrambi i genitori hanno la responsabilità genitoriale che è esercitata di comune accordo tenendo conto delle capacità, delle inclinazioni naturali e delle aspirazioni del figlio. I genitori di comune accordo stabiliscono la residenza abituale del minore. In caso di contrasto su questioni di particolare importanza ciascuno dei genitori può ricorrere senza formalità al giudice indicando i provvedimenti che ritiene più idonei […].”
Dunque, i genitori hanno l’obbligo di prendersi cura dei diritti dei propri figli e impegnarsi a promuoverne lo sviluppo nel miglior modo possibile. Occorre sottolineare sempre di più il diritto dei figli a ricevere cure e affetto dai genitori e, qualora risultino incapaci, è necessario che siano adempiuti gli obblighi previsti dalla legge. La giurisprudenza, di recente, ha messo sempre più in rilievo l’importanza della tutela del minore all’interno delle famiglie, stabilendo come il mancato riconoscimento del figlio configuri un fatto illecito, un reato permanente in quanto il genitore lascia un vuoto affettivo e sociale nella vita del figlio, coinvolgendo l’ambito emotivo e psicologico della vittima, che vede minacciata la propria crescita a causa dell’abbandono da parte del caregiver che non si attiene ai diritti e doveri imposti dalla responsabilità genitoriale.
Ogni forma di disinteresse nei confronti del figlio è configurabile come danno risarcibile, in quanto si tratta di una violazione degli obblighi gravanti su un soggetto per la sua qualità di genitore, tale danno non patrimoniale, che si realizza all’interno del nucleo familiare, è definito come danno “endofamiliare”. Pertanto, qualora il minore venga privato della presenza di uno dei due genitori, lo stesso ha diritto al risarcimento del danno subito. Questi comportamenti incongrui con le necessità del bambino definiscono il danno endofamiliare, civilmente sanzionabile a favore del figlio minore, il quale si trova in uno stato di sofferenza e di delusione per la totale assenza di una delle principali figure di accudimento.
Il danno che si configura è definito danno alla persona e si divide in due tipologie:
- patrimoniale: quando si verifica la perdita del sostegno economico che il minore avrebbe dovuto percepire da entrambi i genitori, così come le opportunità che il bambino perde nell’educazione e nella crescita da parte degli stessi;
- non patrimoniale: quando le carenze subite nei rapporti familiari, in connessione con i membri della famiglia, sono state causate dalla volontà unilaterale dei genitori.
Come richiedere il risarcimento danni?
Come abbiamo detto, il danno non patrimoniale è da intendere come un illecito risarcibile, considerando alcuni punti fondamentali. Si deve infatti verificare un’azione o un’omissione che implica la violazione dei diritti e che tale fatto ha provocato un danno in un nesso causale e che il soggetto si trova nella capacità di intendere e di volere.
I principali strumenti per la determinazione del danno in ambito della responsabilità endofamiliare sono le Tabelle di Milano, utilizzate in tutte le Corti italiane, al fine di effettuare una stima sul danno da abbandono o rifiuto di un genitore verso il figlio.
In definitiva si può concludere che è importante valutare le conseguenze psicologiche che tale danno ha sulla vita del figlio, in quanto la deprivazione della figura genitoriale comporta una serie di conseguenze che ostacolano lo sviluppo del bambino: l’autostima, l’adattamento personale, problemi comportamentali (ad esempio, comportamenti impulsivi e antisociali), difficoltà nelle relazioni extrafamiliari e con i coetanei e in casi più gravi si può parlare di sviluppo di psicopatologie.
Dalla nostra Academy:
Bibliografia di riferimento e sitografia
Bowlby J. (1969), Attaccamento e perdita, vol. 1, L’attaccamento alla madre, Boringhieri, Torino, 1972.
Bornstein M. H. (2005), Handbook of Parenting, vol. 1, “Children and Parenting”, Psychology Press, Erlbaum, Londra, pp. 311-4.
Burr W.R. (1973), Theory Construction and the Sociology of the Family, Wiley, New York.
Franccon A. (2003). Relazioni familiari e responsabilità civile, Giuffrè Editore, Milano.
Guerrera, M. (2012). “La prova psicologica del danno esistenziale”, Newsletter Associazione Italiana di Psicologia Giuridica, AIPG.
Mazzola, M. A. (2018). Il danno da deprivazione genitoriale, Key Editore, Milano.
Molinari., L. (2015-2020). “Evoluzione della Famiglia – IERI – E OGGI”, in www.storiologia.it.
Pazè P., (2007), “Dalla patria potestà alla responsabilità genitoriale”, in Rivista Minorigiustizia, Franco Angeli, Milano. pp.8-9.
Rossi. R., (2017). Le regole del risarcimento dei danni endo ed esofamiliari, Giuffrè editore, Milano. p. 165.
Savi G., (2012), Il diritto di famiglia e delle persone, Giuffrè editore, Milano. pp. 1447 ss.