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La funzione rieducativa dell’istituzione carceraria

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La funzione rieducativa dell’istituzione carceraria

Laura Monteleone
psicologa-psicoterapeuta

Dedichiamo ancora spazio al tema “carcere”, seguendo la lettura di “Voci in capitolo. Il carcere e le sue chiavi di libertà” (Pacini Editore) testo di Manuela Socionovi Gioacchini che, nel prenderci per mano, ci accompagna all’interno dei luoghi dove chi è “reo” oggi deve espiare la sua pena e che sarà punto di partenza di un webinar gratuito in diretta Facebook martedì 18 gennaio.

Ed è davvero un cammino che parte dall’esperienza e dalla formazione di chi entra in carcere come operatore, come educatore, come colui che ha all’interno dell’istituzione carceraria il compito di individuare “un percorso” che riabiliti alla vita.

L’iter dell’operatore che decide di indirizzare il suo percorso formativo e poi lavorativo verso il mondo della giustizia e, in particolare, nell’ambito carcerario deve avere delle basi fondamentali, forgiate necessariamente non solo dalla conoscenza e competenze relative ai luoghi della pena e alle sue regole interne, ma anche sulla capacità di leggersi dentro, di lavorare e andare oltre il pregiudizio – che fa sempre parte di noi –, di saper ascoltare e tollerare.

L’Autrice ci dice molto di sé, del come ella stessa ha saputo (e/o dovuto) rivedere i limiti del suo ruolo, “impregnati” a volte da una formazione “troppo” tecnicistica, che limita la possibilità di aprirsi ad una “relazione” di ascolto e poi di intervento.

Il “percorso” trattamentale, rieducativo e terapeutico sembrerebbe individuato nel testo in quello che il detenuto-ristretto-prigioniero o “carcerato” fa in carcere, e l’autrice fa bene ad avvalorare tale concetto, perché di fatto il ‘percorrere’ implica un ‘cammino insieme’ verso una meta, implica darsi un obiettivo.

Chi ha fame di conoscenza del mondo carcerario deve nutrirsi di concetti e nozioni chiare e indispensabili. Quindi fa bene l’Autrice quando approfondisce la funzione dell’Ordinamento penitenziario che regolamenta la vita di tutti coloro che sono “dentro” il sistema carcerario, detenuti e operatori, e questa è una condizione necessaria al fine di muoversi all’interno di questi luoghi con coscienza e consapevolezza. È necessario non dare nulla per scontato nel percorso che ci guida dentro un luogo “chiuso” all’esterno come il carcere. Chi entra deve sapere chi si troverà davanti, quali figure professionali, quali spazi, quali regole, quali gerarchie, quali volti e odori andranno ad impregnare le proprie emozioni.

“Nel male commesso c’è la propria condanna. Mentre la pena trasforma la colpa in responsabilità”

L’Autrice più volte ricorda questa citazione. E anche l’operatore/educatore in carcere segue un suo percorso, un suo ‘modus operandi’ che permette all’altro, “il detenuto”, di essere riconosciuto, ma anche di riconoscersi all’interno della relazione educativa, di ricostruire una nuova identità attraverso essa.

Il testo nella sua narrazione inizia a dare “voce” a chi è “dentro”. Come un libro scritto a più mani, anche alcuni dei detenuti possono scrivere di sé. Tre storie scritte da tre detenuti, che raccontano il loro carcere, la loro storia e la loro “rinascita”. Il passaggio di mani appare al lettore come quando, in una staffetta, il testimone appare essere “la narrazione” in sé, quel racconto di sé che permette di guardarsi dentro, di accettare il male vissuto e agito ma anche di voler cambiare “rinascere”, darsi l’opportunità di costruire, “anche” dentro il carcere, una identità nuova. Forse sono rari, ma pur possibili, i casi in cui il reo in carcere “cambia”.

Concetti essenziali esplorati sono il “decostruire e ricostruire”, e questo è nella Mission e poi nella Vision dei percorsi trattamentali rieducativi dell’Amministrazione carceraria, questo è anche alla base del lavoro di tutte le figure professionali presenti in essere e nel lavoro di equipe.

“Il saper lavorare in equipe richiede lavoro quotidiano e conoscenza di tecniche e processi: definire inizialmente e ridefinire periodicamente… rinnovare le motivazioni individuali riportando l’obiettivo comune”.

Entrare in carcere, sia nel ruolo di detenuto, ma anche in quello di operatore chiunque esso sia, è entrare in un modo a parte, dove altre sono le regole, i bisogni, i desideri, le priorità, il modo di comunicare e di convivere.

Occorre mettere in conto che entrare in carcere, comunque, determinerà un cambiamento in chiunque varcherà quella soglia. Di ciò, di tale rischio, forse, il detenuto è il più consapevole.

L’operatore, nella funzione di ascolto e contenimento, di agente del cambiamento attraverso la relazione “educativa” e/o di trattamento psicoterapeutico, può accompagnare “il reo” nel suo percorso trattamentale attraverso l’ascolto e il colloquio e sviluppando un processo di fiducia e affidamento. Sarà così possibile condurre “il reo” con la sua volontà verso un obiettivo di cambiamento, a prendere contatto con progetti e nuovi desideri, per realizzare una sua “rinascita”.

La parola “scritta” dei detenuti all’interno di una unica narrazione, appare un atto di generosità dell’Autrice verso i suoi ‘committenti’ e appare come un dono per il lettore, come una possibilità per chi legge di essere noi stessi partecipi di un cambiamento possibile, perché quel cambiamento cambia anche noi.

“…eppure ho un desiderio incredibile del mio mare, dei profumi, degli occhi di una donna… io sento di riparare veramente in senso pratico, ho bisogno di star bene con la mia coscienza…”.

dalla storia di Natale (pag. 60).

Il lavoro della scrittura di Manuela Socionovi Gioacchini appare pertanto intenso emotivamente e profondo di contenuti specifici all’ambito del trattamento penitenziario, consentendo al lettore tecnico e non di comprendere e apprendere, ma soprattutto di “sentire” il mondo dietro le sbarre.

Voci in capitolo. Il carcere e le sue chiavi di libertà
Autore: Manuela Socionovi Gioacchini
Ed. Pacini Giuridica, 2020 pp.130

Il libro di Manuela Sovionovi Gioacchini sarà il punto di partenza per il nostro webinar Voci in capitolo. Il carcere e le sue chiavi di libertà, secondo appuntamento del ciclo di incontri Storie di Vita in Tribunale organizzato in collaborazione con Pacini Editore.

Commento (1)

  1. Paola d'angiolella

    Una scrittrice completa, in testo che si legge d’un fiato.

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